Skip to main content

12 marzo 2015: Al Rotary Club Valsesia serata dedicata al geoparco

Il Sesia Val Grande Geopark UNESCO presentato alla conviviale del 12 marzo
Vittorio Baldini [Presidente del Rotary, club Valsesia] per la conviviale del 12 marzo ha invitato due importanti relatori per parlare del Sesia-Val Grande UNESCO Geopark, del quale è Presidente Edoardo Dellarole: Marco Giardino, Professore Associato di Geografia Fisica e Geomorfologia al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli studi di Torino, che si occupa di geomorfologia alpina, rischi naturali, patrimonio geologico e studia la geodiversità per valorizzare il paesaggio naturale e culturale, dedicando molta attenzione ai problemi della didattica e svolgendo un’intensa attività di divulgazione delle Scienze della Terra rivolta al mondo scolastico e Giovanni Mortara, geologo, per quarant’anni ricercatore  presso il CNR-Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, sezione di Torino, dove ha svolto attività di ricerca nel campo dell’instabilità naturale, con particolare riferimento all’ambiente glaciale italiano ed himalayano, è coordinatore delle campagne glaciologiche nelle Alpi Occidentali su incarico del Comitato Glaciologico Italiano, e curatore della diffusione della cultura geologica attraverso la promozione di progetti di valorizzazione dei beni geomorfologici, oltre che partecipante a progetti di cooperazione internazionale con i Paesi del Sahel, sviluppando programmi di  sensibilizzazione ambientale.
Dovendo parlare ad un pubblico di non specialisti, Giardino e Mortara hanno predisposto un’esposizione divulgativa, corredata da immagini, che è stata molto apprezzata.

Giardino, che fa parte del comitato scientifico del Sesia-Val Grande UNESCO Geopark, ha sottolineato come in soli due anni dall’idea progettuale, nata nel 2011, nel settembre 2013 sia stato ottenuto l’ambito riconoscimento UNESCO: “Si tratta dell’unico progetto approvato al primo tentativo: un successo italiano, ottenuto grazie alla candidatura unitaria di due territori adiacenti, la Valsesia e la val Grande, fortemente determinati a valorizzare i propri patrimoni naturali e culturali.”.
Where stones becomes culture: dove le pietre diventano cultura, cioè raccontano la storia della natura e dell’uomo, questo slogan racchiude l’interesse geoturistico del Geoparco riconosciuto dall’UNESCO, che raggruppa ottantacinque Comuni di quattro province: Biella, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio-Ossola, e si estende su circa 254.000 ettari: “Fondamentale e coordinato è stato l’operato del Parco Nazionale Val Grande, diretto da Tullio Bagnati e dell’Associazione Supervulcano, presieduta da Alice Freschi, che hanno saputo tessere molteplici contatti trasversali su tutto il territorio”. Sulla carta il Geoparco ha una caratteristica forma a farfalla ed è un paesaggio in continuo modellamento: “La geodiversità è il substrato “dinamico” della biodiversità, e con l’attività dell’uomo si trasforma da risorsa naturale a risorsa culturale”.
Per comprendere l’importanza del Geoparco, Giardino ha invitato a compiere un “viaggio nel tempo”, guidati da James Quick, Silvano Sinigoi, Attilio Boriani, “padri” scientifici del Geoparco, dai più antichi fenomeni geologici che hanno originato il Supervulcano e poi le rocce e le strutture alpine, fino ai processi che modellano ancor oggi la catena montuosa.  “Quando la placca Africana, sulla quale si trovava il Supervulcano (termine che indica i vulcani che originano eruzioni potentissime), sessanta milioni di anni fa si scontrò con la placca europea, la crosta terrestre ruotò fino a 90° sollevandosi, cosicché tutte le rocce che si trovavano sotto l’antico Supervulcano arrivarono in superficie e oggi sono ben visibili lungo il fiume Sesia, tra Balmuccia e Gattinara, dove si trovano otto geositi, facilmente visitabili”. Lo stesso Sacro Monte si è sviluppato su forme modellate dai ghiacciai pleistocenici e le pietre usate per costruirlo appartengono a questo territorio: c’è dunque un forte legame tra popolazione e patrimonio geologico della Valsesia, reso vivo dal dinamismo delle tradizioni. L’ambiente è preservato e può essere osservato e monitorato ancora oggi, con grandi benefici.

Giovanni Mortara, partendo dalla definizione di Monte Rosa come “montagna di ghiaccio” ha fatto osservare che questo mondo si trasforma ogni giorno: “La Parete Est del Rosa è la più alta delle Alpi, ci sono ventuno cime più alte di quattromila metri, il versante italiano ha una cinquantina di ghiacciai: questo unicum, che ha suscitato l’interesse di Leonardo, di scienziati-esploratori-viaggiatori come De Saussure e Brockedon, ci si chiede fino a quando sarà così, alla luce del cambiamento climatico in atto, segnatamente della temperatura, perché il ghiacciaio è sensibile agli indicatori climatici. Di qui a fine secolo dobbiamo aspettarci un possibile aumento di 4 - 5 gradi della temperatura ed una forte riduzione delle masse glaciali:si pensi che dal 1820 a oggi, per un  aumento di 1,4 gradi,  i ghiacciai alpini  hanno perso il 50% in superficie e quasi altrettanto in volume. La riduzione dei ghiacciai, peraltro già palesemente apprezzabile, presenterà problemi ecologico-ambientali e socio-economico, ad esempio il cambiamento di paesaggio potrebbe tradursi in una minore attrazione turistico-sportiva e richiedere un nuovo adeguamento estetico-culturale,  stimolando nuove strategie turistiche. L’aumento della temperatura altera anche il “permafrost”(il ghiaccio nascosto), con conseguenze per la stabilità delle pareti rocciose in alta quota e delle morene. Una delle conseguenze di maggior rilevanza della forte riduzione/scomparsa dei ghiacciai sarà la riduzione della risorsa acqua immagazzinata allo stato solido (ghiaccio, neve):  la gestione razionale ed oculata delle acque è ineludibile e urgente”. Mortara ha concluso citando l’antico e vero proverbio popolare: “Ci vuol regola e misura anche a bere l’acqua pura”.

Giardino, chiudendo la serata, ha invitato a recuperare le conoscenze del passato: l’Istituto Angelo Mosso al Col D’Olen,  nato nel 1907 per fare esperienza dell’alta quota (una collaborazione scientifica Università di Torino-National Geographic Society-Royal Physiological Society), ed è stato ricostruito dopo l’incendio del 10 giugno 2000, quest’anno dal 22 al 28 agosto, accoglierà persone da tutte le Alpi per mettere in comune conoscenze e acquisizioni della rete mondiale di monitoraggio ambientale a lungo termine (www.ilternet.edu ) e presentare il patrimonio geologico del Geoparco Sesia-Val Grande.
Al termine i relatori hanno risposto esaurientemente alle domande poste dai soci Rotariani  e il Presidente Vittorio Baldini, complimentandosi per l’interesse suscitato dalla vivace esposizione, ha ipotizzato una visita guidata sui luoghi del Geoparco.

Piera Mazzone

Il  Presidente del Rotary, Vittorio Baldini, con, accanto, Mortara e Giardino

  • Created on .